Galleria delle Ore

“C’era a Milano, e c’è ancora adesso, una galleria d’arte seria e appartata che dava ai giovani artisti l’opportunità di farsi conoscere, anche se in una cerchia ristretta di amatori, e Leone decise di mostrare al direttore di questa galleria i suoi lavori. La decisione gli venne con naturalezza, perché fra i pittori esposti dalla Galleria delle Stagioni c’era un suo amico, un pittore veneziano col quale venne nel tempo seguente di grande intimità, e questo, Vittorio B., fece per Leone una cosa che è diventata molto rara, oggi che la società è stata uccisa dal meccanismo sempre più spietato dello scambio che s’insinua fin dentro la coscienza e cancella ogni slancio comunicativo in nome di una logica di efficienza: presentò Leone al proprio gallerista. Questo aveva, e fortunatamente, ha tuttora, un nome di esemplare milanesità: Carugati. Era un vecchietto cordiale e vivace, con l’occhio attento alla pittura – del resto era pittore lui stesso – e capace di vedere con un solo sguardo i pregi e i difetti di un quadro, cosa diventata rarissima nell’ambiente stesso dei cosiddetti operatori. La Galleria delle Stagioni si apriva, come adesso si apre, in Via Fiori Chiari, prolungata, al di là di Via Brera, da Via Fiori Oscuri….”
(Ruggero Savinio, Ombra portata)

Galleria delle Ore

Nel 1957 Giovanni Fumagalli e la sua compagna Giuliana Pacini con l’aiuto di un gruppo di amici apre la Galleria in Via delle Ore e due anni dopo nel 1959 trasferirà la sede in Via Fiori Chiari che rimarrà la stessa sino alla chiusura nel 1995. Alla mostra di apertura nel catalogo del 1957 Giovanni Fumagalli esplicita l’importanza della galleria all’interno del clima culturale del momento diviso fra arte astratta e arte figurativa.

“Il campo dell’arte contemporanea appare oggi diviso in due grandi correnti: l’arte astratta e l’arte figurativa nelle diverse loro variazioni. Lo scontro polemico, il permanente variare dei termini in cui questa polemica si è nutrita, l’affacciarsi di nuove generazioni di artisti con le loro inquiete e contraddittorie problematiche affermazioni, l’incrociarsi e il sovrapporsi dei linguaggi con il conseguente dilagare di un certo eclettismo, sono stati i fermenti che hanno reso a volte viva, a volte opaca, la vita delle arti plastiche. Il pubblico ha reagito in modi diversi, prima negando, almeno nella sia maggioranza, qualsiasi validità alle nuove correnti artistiche poi accettandole sia con calore di neofita sia come un male inevitabile dei tempi confusi in cui viviamo. In questo giudizio il pubblico ha messo sullo stesso piano artisti autentici e artisti operanti solo nella scia di un gusto o di una moda.” (catalogo n.1febbraio 1957)

In questo contesto per Giovanni Fumagalli il compito di una galleria è quello di divenire luogo di dibattito culturale del momento e cercare di farne chiarezza.

“Questa chiarezza non può esistere senza una scelta non tanto sul piano dell’antitesi “arte astratta” – “arte figurativa”, quanto nel cogliere fra gli artisti di oggi coloro che perseguono con costanza, chiarezza e serietà la ricerca della formazione del proprio mondo poetico…Si cercherà perciò di escludere gli artisti che si muovono sul piano del gusto, sia esso astratto che figurativo, cioè coloro non profondamente impegnati nella realizzazione della propria visione.”

Giovanni Fumagalli sceglie di non esporre nella sua galleria i maestri del Novecento Italiano, malgrado la stima ed ammirazione nei loro confronti, in quanto sono già affermati e una loro valorizzazione avrebbe solamente uno scopo di mercato. Fin dall’inizio quindi la sua attività si caratterizza per l’interesse rivolto a quegli artisti, giovani o meno giovani, che si mantengono fuori dalle mode, sconosciuti o esclusi dal mercato ufficiale. Giovanni Fumagalli va negli studi su segnalazione di critici e studiosi, riceve gli artisti che vogliono presentare le loro opere, visita le rassegne dell’Accademia di Brera, mantiene contatti con altre Gallerie in Italia e all’estero.

Giovanni Fumagalli e Giuliana Pacini

Quando incontra un artista che gli interessa per approfondirne la conoscenza e il giudizio organizza mostre collettive e durante le due- tre settimane di esposizione ha modo di rivederne le opere, di confrontarle e di fare una scelta. Quando finalmente si ritiene convinto di un artista, organizza la prima personale e successivamente ne segue il percorso con mostre collettive e periodiche mostre personali per seguire gli sviluppi della sua attività.

“Nella scelta di un artista teniamo presente tre successive fasi: la prima riguarda l’impegno etico dell’artista, la seconda il mezzo con cui si esprime, la terza è la qualità del suo operare – la personalità. L’impegno etico di un artista è la condizione prima per giungere a dire qualcosa di duraturo, qualcosa di sinceramente espresso. Questo giudizio ci porta a fare una prima selezione tra coloro che lavorano seriamente e coloro che sono invece disponibili ad ogni moda, sensibili solo a fatti esteriori…
Dopo questa prima fase viene la seconda che si basa unicamente sulla pittura e scultura delle opere prese in esame perché, è nostra convinzione, l’opera d’arte può superare i limiti del proprio tempo solo se in essa l’intervento dell’autore è il più profondo possibile, non solo sul piano intellettuale ma pure sul piano del dipingere o dello scolpire….Siamo cioè convinti della parte importante che ha la mano che dipinge o scolpisce nella trasmissione di un sentimento, di una presenza umana qual è quella di un artista immerso totalmente nel suo operare… Riteniamo fermamente che si possono fare opere nuove con la pittura e la scultura solo che per fare opere nuove occorre un nuovo modo di sentire e di capire quanto avviene oggi, sia nell’uomo sia nella società.
… Con questo metro di giudizio possiamo così superare la divisione tra arte astratta e arte figurativa, poiché la scelta del linguaggio è di competenza esclusiva dell’artista che, solo, può farla secondo la sua visione del mondo… Le ragioni che stanno all’origine della terza fase, quella sulla personalità dell’operare di un artista sono maggiormente soggettive, dettate alle volte dai risultati raggiunti, altre volte influenzate da dati così personali che è difficile chiarirne a parole il perché. Questa terza scelta è senza dubbio la più opinabile e sicuramente quella in cui gli errori possono essere possibili, e solo il tempo ci potrà dire della giustezza o meno della scelta da noi fatta.”
(bollettino n.8 novembre 1966)

A queste mostre si affiancano a volte esposizioni particolari e importanti per Giovanni Fumagalli a cui è necessario dare uno spazio specifico. La prima mostra d’apertura della Galleria nel 1957 è una collettiva di Renato Birolli, Cesare Breveglieri, Luigi Broggini, Domenico Cantore, Bruno Cassinari, Lucio Fontana, Giovanni Fumagalli, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Gino Meloni, Giuseppe Migneco, Ennio Morlotti, Giovanni Paganin, Antonietta Ramponi, Aligi Sassu, Fiorenzo Tomea, Ernesto Treccani. La rassegna ha un dichiarato valore culturale e storico: documentare le prime ricerche della generazione successiva a Novecento. (Cat n.1 febbraio 1957)

Anche la prima mostra nella nuova sede in Via Fiori Chiari nel 1959 è una collettiva dove espongono Floriano Bodini, Nino Cassani, Bruno Cassinari, Franco Francese, Luigi Grosso, Giuseppe Guerreschi, Renato Guttuso, Gino Meloni, Giuseppe Migneco, Giorgio Morandi, Ennio Morlotti, Augusto Perez, Mario Sironi, Anastasio Soldati, Ernesto Treccani, Sergio Vacchi. Anche in questo caso la mostra diventa occasione per presentare al pubblico l’attività della Galleria e le scelte che ne stanno alla base.

Nel 1964 muore Giorgio Morandi e Giovanni Fumagalli in omaggio al pittore organizza una mostra chiedendo agli artisti Basaglia, Berni, Bussotti, Cavicchioni, Ferrari, Ghinzani, Martinelli, Meloni, Notari, , Pozzati, Savinio R., Trafeli, Van Eyck, Veronesi e Zotti di esporre un’opera e di produrre uno scritto. Nel 1979 i locali della galleria vengono messi in vendita. Artisti, collezionisti e amici della galleria organizzano una mostra per aiutare Fumagalli ad acquistarli e quindi a proseguire nella sua attività. Catalogo “50 artisti per la galleria delle Ore”.

1939 Autoritratto 38x48

1939 Autoritratto 38×48

In occasione dei 25 anni dall’apertura della Galleria Fumagalli nel 1982 organizza quattro mostre- rassegne che riassumono l’attività della Galleria delle Ore: nella prima rassegna vengono esposte le stesse opere della prima mostra del 1957 di inaugurazione della galleria; nella seconda rassegna le opere di scultori che hanno tenuto la loro personale e disegni che hanno vinto il 1° premio del Disegno Galleria delle Ore; nelle ultime due rassegne vengono presentati con un quadro gli artisti che hanno tenuto una personale e un gruppo di artisti amici che sono stati particolarmente legati alla Galleria. Catalogo “25 anni dopo”.

Nel 1985 Gino Meloni compie ottant’anni. Fumagalli gli dedica una mostra antologica per festeggiare l’artista e la loro lunga amicizia e il rapporto quotidiano che li unisce dal 1939. Catalogo “Gli ottant’anni di Gino Meloni – creatività inquieta”.

Cinque pittori Vittorio Basaglia, Attilio Forgioli, Alberto Gianquinto, Ruggero Savinio, Tino Vaglieri con le loro opere e calorosi scritti dedicano la mostra “Omaggio a Giuliana” del 1993 in ricordo di Giuliana Pacini morta nel marzo dello stesso anno. Nel 1994 viene organizzata una mostra con opere di Giovanni Fumagalli e Cesare Breveglieri a testimonianza di una indissolubile amicizia documentata anche dalle lettere che si scrivevano quando, a causa della guerra, sono costretti a vivere in luoghi diversi. Catalogo “Breveglieri e Fumagalli”

Dal 1959, quando la Galleria delle Ore si trasferisce in Via Fiori Chiari, Giovanni Fumagalli malgrado quotidianamente dipinga, non mostra più i suoi quadri. Solo dopo 35 anni con la mostra “autobiografia” che si inaugura in dicembre 1994 presenta opere dipinte dal 1978 al 1984. Catalogo “Giovanni Fumagalli autobiografia”. Giovanni Fumagalli sia come pittore sia come direttore e insegnante alla scuola Faruffini di Sesto San Giovanni ha da sempre sottolineato l’importanza del disegno. Così nel dicembre 1961 alle consolidate attività della galleria aggiunge il Premio del Disegno e nel catalogo del gennaio 1962, prima di presentare i vincitori, ne spiega le ragioni.

Chi ha seguito la nostra attività sa che siamo quasi sempre ostili ai vari e numerosi premi di pittura, premi che, oltre a disturbare l’attività creativa degli artisti per motivi che qui non stiamo a sottolineare, servono raramente l’arte ma, sovente, interessi vari quale il turismo o le ambizioni deli singoli organizzatori. C’è allora da domandarsi il perché abbiamo voluto anche noi organizzare un premio. È subito detto: nostro scopo è di attirare con tutti i mezzi possibili l’attenzione su un aspetto dell’attività artistica, quale è quella del disegno, importante perché vi si possono scoprire i primi segni di quell’eterno colloquio che ogni artista cerca di stabilire fra la sua fantasia poetica e il linguaggio plastico che la deve concentrare sulla tela o nel bronzo. Vorremmo aggiungere che nel disegno l’artista mette a nudo ogni suo pensiero, le sue irritazioni, le sue ripulse, i suoi amori. E se dobbiamo convenire che in questi ultimi anni sono andati aumentando coloro che s’interessano al disegno, dobbiamo ancora una volta sottolineare che ciò non è che l’inizio di una svolta del gusto del pubblico, inizio che la nostra iniziativa vorrebbe accelerare.

Giovanni Fumagalli

Il Premio del Disegno è un premio acquisto inizialmente a cadenza annuale per giovani al di sotto dei 35 anni. I disegni devono essere obbligatoriamente in bianco e nero e la tecnica limitata alla grafite, inchiostro o carboncino. I lavori vengono selezionati da una giuria di critici tra cui Francesco Arcangeli, Guido Ballo, Luigi Carluccio, Luciano Caramel, Flavio Caroli, Mario De Micheli, Vittorio Fagone, Franco Russoli, Roberto Tassi, Marco Valsecchi e da artisti tra cui Luigi Broggini, Alfredo Chighine, Enrico Della Torre, Franco Francese, Gino Meloni, Luciano Minguzzi , Ennio Morlotti, Mario Negri, Emilio Scanavino, Emilio Tadini, Luigi Veronesi. Il Premio del Disegno avrà cadenza annuale sino alla XIII edizione quando Giovanni Fumagalli in accordo con i membri della giuria decide di interrompere l’iniziativa.

La Galleria non si limita all’esposizione di opere d’arte o alla presentazione di artisti, ma vuole partecipare attivamente al dibattito artistico e avere un ruolo di promozione culturale, anche attraverso un’attività editoriale. Dal 1971 nascono così due collane “Arte ieri” e “Arte oggi”, libretti corredati da saggi critici e da una ricca bibliografia sull’opera di Cesare Breveglieri, Renzo Bussotti, Alfredo Chighine, Giuliano Collina, Enrico Della Torre, Roberto Ercolini, Renzo Ferrari, Franco Francese, Alberto Ghinzani, Guerreschi, Pompilio Mandelli, Ennio Morlotti, Romano Notari, Gianriccardo Piccoli, Tino Vaglieri. Vengono pubblicati inoltre alcuni volumi monografici fuori collana di Franco Francese – Gino Meloni – Mino Trafeli – Luigi Broggini – Cesare Riva – Claudio Borghi. Sempre all’interno dell’attività editoriale vengono stampate cartelle di incisioni: 1963 Orsenigo con testo di Raffaele Carrieri, 1965 Gino Meloni – 1967 Gino Meloni – 1968 Luigi Broggini – 1969 Enrico Della Torre – 1969 Romano Notari – 1969 Gino Meloni – 1970 Renzo Bussotti (5 acqueforti monotipiche a colori) – 1972 Gino Meloni – 1972 Alfredo Chighine – 1974 Renzo Bussotti – 1975 Gino Meloni – 1977 Luigi Broggini. Infine saltuariamente vengono pubblicati i bollettini per dare spazio a più voci su argomenti riguardanti il mondo dell’arte. L’impaginazione dei cataloghi e delle monografie, fu progettata da Albe Steiner, come anche la rivista Realismo.

Intervista a Ruggero Savinio, in cui parla della Galleria delle Ore e di Giovanni Fumagalli, tratto da “Ruggero Savinio, pittore filosofo” di Daniela Annaro, documentario disponibile su MemoMi – La memoria di Milano, un progetto di Associazione Chiamale Storie con il sostegno di Fondazione Pasquinelli“.

Galleria delle Ore